All’alba di un giorno festivo il centro storico di Chieti è come un grande teatro deserto, con le spettacolari quinte di Corso Marrucino a delimitare la scena. Da qui partiamo, uscendo dalla città e scendendo il colle verso sud-ovest, per le scalinate e le vie di una periferia che si apre velocemente alla campagna. Di fronte a noi, dall’altra parte della valle, la prima di una lunga serie di colline che si allungano dalla montagna verso il mare, separate dalle valli in cui dovremo discendere per poi risalire ancora: cinque volte già oggi, prima di raggiungere il nostro posto tappa di Canosa Sannita.

Il Tratturo del Re, o Tratturo Magno, costeggia Chieti sul versante Sud, tra la Strada Fosso dell’Inferno e Colle Marcone. Noi l’avevamo abbandonato per salire in città, lo ritroviamo ora alla fine della discesa, in Contrada Campo di Roma. Abbiamo segnato il percorso sulla mappa e solo così possiamo seguirlo, altrimenti qui, nel suo costeggiare le strade asfaltate, sarebbe irriconoscibile. Ma appena superato il ponte sul fondovalle e imboccata una carrareccia che risale il versante opposto, le cose cambiano. Latrato di cani da un allevamento e poi più nulla, solo una traccia che risale il pendio tra campi deserti e vegetazione inselvatichita. Ecco il tratturo! Solo che a volte scompare, invaso da erbe e sterpaglia, tanto che a tratti lo perdiamo e dobbiamo avanzare faticosamente su un terreno sconnesso. Eppure presto capiremo: una volta imboccato il tratturo, la direzione è una sola, anche se non la si vede: avanti dritti!

È così che scolliniamo tra frutteti e vigneti in Contrada Pantanella e scendiamo il pendio opposto fino ad una valletta ombrosa, dove ci fermiamo a riprendere fiato. Il caldo è già feroce, poche le soste in qualche sorgente fangosa, che dà ben poco ristoro. Riprendiamo l’erta ripidissima e incontriamo due contadini al lavoro. “Dove siete diretti?” “Seguiamo il tratturo”. “Bravi, passava proprio di qui, ma non so se lo troverete sempre, andando avanti. Qui sopra c’è una casa con una fontanella, potete fermarvi”.

È una sosta provvidenziale, questa collina non finisce mai. “Ma siete oltre metà salita – ci incoraggia il proprietario della fontanella – in cima c’è Contrada Piana, già il nome dovrebbe piacervi. Da lassù si vede il mare”. E il mare si vede davvero, all’orizzonte verso Nord Est, ma non è la costa verso la quale siamo diretti, che è molto più lontana, dritto davanti a noi.

Al termine dell’ampio pianoro sommitale la traccia del tratturo entra in una tenuta agricola e precipita di nuovo a valle, attraversando una distesa sterminata di vigneti. Il proprietario conferma che siamo sulla strada giusta e ci augura buon viaggio. Laggiù in fondo, anche se ancora non la vediamo, c’è la chiesetta di San Vincenzo. È stata sicuramente un’antica sosta del Tratturo del Re e lo sarà anche per noi, almeno per il pranzo.